Sicuramente hai sentito già parlare della criptovaluta denominata BITCOIN. Il Bitcoin o bitcoin, a seconda se si riferisce alla tecnologia in rete o in senso di valuta, è stata fondata nel 2009 da Sathoschi Nakamoto, persona della quale non si conosce la vera identità. Il bitcoin è una moneta virtuale che evita legami con le banche poiché transita esclusivamente attraverso la tecnologia di rete denominata peer-to-peer. In pratica le transazioni avvengono con lo stesso meccanismo del trasferimento di dati come file musica, video o foto e la moneta viene depositata in un portafoglio elettronico nel quale si può avere accesso da qualsiasi dispositivo fisso o mobile (pc, tablet, smartphone, ecc.), con una semplice connessione Internet.
La caratteristica fondamentale del bitcoin è che il suo valore non è fisso ma varia a seconda del tasso di cambio, infatti possiamo notare che il 27 novembre del 2013 raggiungeva il valore di mille dollari, mentre il 17 dicembre 2017 arrivò al valore di ventimila dollari. Per quanto concerne la tecnologia legata al bitcoin, è previsto un software open source, programmato dallo stesso inventore, il quale attraverso un protocollo informatico permette la comunicazione peer-to-peer e quindi di effettuare le transazioni desiderate. Tali software vengono utilizzati anche da ATM (bancomat bitcoin) capaci di convertire qualsiasi valuta in bitcoin.
Il bitcoin, almeno fino a poco tempo fa, era considerato uno strumento utilizzato per traffici illeciti e riciclaggio di denaro e sembra che ancora oggi fatica ad ottenere una totale fiducia.
Esplicitato il concetto di criptovaluta, una domanda interessante da porsi è: quale rapporto attualmente intercorre tra il bitcoin e i colossi d’affari mondiali come la Goldman Sachs Group?
Goldman Sachs Group, potente banca americana con sede a New York è stata fondata nel 1869 da Marcus Gldman il quale nel 1882 si unì con Samuel Sach diventando Goldman-Sachs.
Come anticipato dal New York Time prima dell’estate scorsa, la Goldman Sachs è stata una delle prime banche ad essere intenzionata ad investire in bitcoin. In alcune interviste rilasciate all’inizio del 2018 ai media l’ Amministratore delegato della banca dichiarò di essere disposto ad assumere un atteggiamento ottimista nei confronti del bitcoin, fiducioso del futuro della criptovaluta. A maggio la G.S.G ha fatto presagire l’intenzione di aprire una struttura dedicata al trading del bitcoin, spiegando al New York Time, come avrebbe fatto per ottenere i permessi istituzionali e come avrebbe calcolato i rischi di tale iniziativa.
Nonostante tale manifestazione di volontà di apertura al mondo del bitcoin da parte dalla banca nell’ultimo periodo sembra ci sia una battuta di arresto nei confronti della criptovaluta. Tale cambiamento di tendenza da parte del colosso bancario, sembra derivi da motivi collegati alla svalutazione del bitcoin, pari 45%, subita nei primi mesi del 2018 e dalla previsione degli esperti di una possibile ulteriore svalutazione nei prossimi mesi .
Anzi è stato affermato da componenti del team di strategia di investimento della banca: “Ci aspettiamo ulteriori cali in futuro, perché riteniamo che queste criptovalute non svolgano alcuno dei tre ruoli tradizionali di una valuta: non sono né un mezzo di scambio, né un’unità di misura, né un deposito di valore”. Però, sempre secondo il team, l’aspetto che più rassicura è che il calo della criptovaluta non avrà nessun effetto negativo sugli asset finanziari in quanto il bitcoin rappresenta solo lo 0,03% del PIL mondiale. Insomma sembra che la regina delle banche attualmente non ha nessuna intenzione di concedersi completamente alla criptovaluta. Vedremo in futuro!